Patrimoniale, dopo Bankitalia anche la Corte dei Conti la invoca. E Draghi?
Patrimoniale, dopo Bankitalia anche la Corte dei Conti la invoca. E Draghi?
8 Febbraio 2021, di Alberto Battaglia
L’arena nella quale si è discussa l’ipotesi di una nuova patrimoniale è stata, ultimamente, sempre la stessa: le audizioni della Commissioni congiunte Finanze di Camera e Senato, al lavoro sulla riforma dell’Irpef, l’imposta che colpisce i redditi. L’indirizzo del governo uscente era più o meno il seguente: mettere mano al sistema per ridurre le tasse su chi lavora.
Come compensare l’ammanco di gettito, però? Secondo due tecnici di primo piano sentiti dalla Commissione, il capo del Servizio assistenza e consulenza fiscale di Bankitalia, Giacomo Ricotti e il presidente della Corte dei conti, Guido Carlino, parte della risposta includerebbe una nuova tassa patrimoniale. Colpire la ricchezza, dunque, per alleggerire il carico fiscale che grava su chi lavora.
Patrimoniale, gli argomenti dei tecnici a favore
Le più recenti sono le dichiarazioni di Carlino, che datano 5 febbraio, quando l’incarico di formare un nuovo governo era già stato consegnato nelle mani dell’ex presidente della Bce, Mario Draghi.
“Un nuovo prelievo patrimoniale appare auspicabile”, ha detto Carlino, “ma serve una valutazione preliminare, riguardo alla caratteristica del prelievo, che da reale potrebbe essere trasformato in personale, considerando dunque tutte le forme di patrimonio ed eventualmente a base familiare anziché individuale”. La necessità dell’intervento, secondo Carlino trae origine da una considerazione: “I redditi compresi tra 28 e 55mila euro sono eccessivamente gravati dall’Irpef ed è quindi necessario procedere con una riduzione dell’onere fiscale su tale fascia”.
Meno di un mese prima, l’11 gennaio, Giacomo Ricotti aveva auspicato qualcosa di molto simile nel suo intervento reso di fronte alla Commissione. La premessa fatta era la medesima, “l’alta incidenza del carico fiscale sul capitale e soprattutto sul lavoro”. La soluzione del tecnico di Bankitalia:
“A parità di spesa pubblica ulteriori riduzioni del prelievo sul lavoro potrebbero essere finanziate attraverso un maggiore carico fiscale sui consumi e sulla ricchezza, considerato meno dannoso per la crescita”, ha affermato Ricotti. Secondo il pensiero economico più diffuso, riassunto molte volte da organizzazioni come l’Ocse, le tasse sui redditi vanno a colpire in misura maggiore i consumi e quindi la crescita rispetto a quelle sui patrimoni.
Secondo Ricotti, inoltre, quello a favore della tassa sulla ricchezza è un “argomento ancora più forte nei paesi in cui sono diffusi fenomeni di evasione fiscale”, in quanto le tasse sui redditi sarebbero evase con maggiore facilità da parte di alcune categorie rispetto a quelle sui patrimoni.
Le prospettive per il governo Draghi
Nonostante gli argomenti tecnici a favore della patrimoniale, che il premier incaricato Mario Draghi conosce senza dubbio alla perfezione, la realtà politica che si profila a sostegno del suo governo non depone a favore di questo provvedimento. In seguito alle parole del presidente della Corte dei Conti Carlino, il leader della Lega, Matteo Salvini, si è subito affrettato a precisare “[nelle consultazioni con Draghi] di certo diremo no all’aumento di tasse e Imu, no alla patrimoniale”.
Anche Forza Italia, tramite il senatore Maurizio Gasparri aveva affermato: “Non compete al presidente della Corte dei Conti dare un indirizzo di questo tipo. La patrimoniale sarebbe una iattura per il Paese, il Parlamento non l’approverebbe mai”.
Sia la Lega sia Forza Italia, secondo gli ultimi sviluppi sulla formazione del nuovo governo andrebbero a sostenere la maggioranza pro-Draghi. Se così dovesse essere, il percorso che porta a una nuova patrimoniale sarebbe di fatto sbarrato.